Ci sono alcune rubriche del blog che ultimamente ho trascurato un po’, tra cui Guest post & Interview.
Avevo mille ispirazioni ma poco tempo a disposizione. Qualche settimana fa però, ho deciso di concentrami veramente sulla programmazione dei post e complice un nuovo progetto, ho finalmente inviato un po’ di domande ad una amica che stimo molto.
Anche lei è una blogger di CasaFacile, è una grande creativa (ha appena finito e pubblicato un bellissimo libro) e Ginevra è innamorata del suo canale Youtube. Adora gli occhiali e le spremute d’arancia… Avete indovinato vero? Oggi facciamo due chiacchiere con Giulia Amoruso aka Juice for Breakfast.
Parlami un po’ di te!
Vivo e lavoro come graphic & character designer a Roma. Adoro i colori pastello, i pattern con teneri personaggi, Parigi, il mio Jack Russell Toby e le cose buone giapponesi che mi prepara per cena il mio fidanzato.
Lavoro principalmente nel panorama kids e aiuto mamme, libere professioniste e piccoli business a sviluppare la propria idea creativa. Quasi tutti online mi conoscono come Juice for Breakfast.
Come nascono i tuoi personaggi e a cosa ti ispiri?
Ho cominciato ispirandomi allo stile kawaii delle illustrazioni giapponesi e alle forme morbide e dolcissime dei personaggi di Oliver Jeffers, poi lo stile si è trasformato e adesso che ne ho uno mio e definito prendo ispirazione per i soggetti da qualsiasi cosa: film, canzoni, libri o oggetti che trovo in giro. L’ispirazione non necessariamente è visiva, può anche essere altro.
Tutti i miei personaggi nascono come sgorbietti d’inchiostro sulle pagine dei miei quaderni, per poi lasciarsi trasformare in vettoriale sullo schermo del mio computer.
Disegno quasi sempre su commissione, e i personaggi che creo somigliano a persone, storie e ricordi.
Nel tempo libero disegno anche per me, così nascono i personaggi per le mie collezioni su Society6, i miei speed drawings e i miei progetti personali come il Portapranzo di Timmy Tod.
Com’è nato il progetto di “Il portapranzo di Timmy Tod”?
Circa un anno fa il mio primo professore di illustrazione mi ha suggerito di lavorare ad un libretto illustrato (carta bianca su tema e tecnica), perché c’era la possibilità di un aggancio con una casa editrice. Ho colto la palla al balzo, non pubblicavo nulla da ‘Taddeo e la lente magica’ e ci tenevo a realizzare qualcosa che fosse nuovo e che raccontasse anche qualcosa di me.
Così mi sono messa all’opera e trovare il tema non è stato difficile, volevo parlare di coraggio. Era un momento di profondo cambiamento nella mia vita e nel mio lavoro, e avevo bisogno di scrivere qualcosa che mi aiutasse a fare del mio meglio, nonostante la paura di non farcela.
Ho ripescato alcuni episodi della mia infanzia che avevano in qualche modo segnato il mio percorso e così ha preso forma l’idea.
Gli Ingredienti Coraggiosi, invece, sono arrivati da soli. L’idea mi è venuta facendo colazione. Vedo sempre occhietti e faccine buffe sugli oggetti e sul cibo. Macchioline o imprecisioni si trasformano in espressioni di sorpresa, tristezza o felicità. Così ho pensato di dare vita a frutta, verdure, formaggi e altri ingredienti per raccontare questa storia 🙂
Purtroppo il piano iniziale per la pubblicazione del libro non ha funzionato, e dopo aver tenuto ‘segreto’ il progetto per quasi un anno, ho deciso di autopubblicarlo e di condividere questa storia. Dopotutto si tratta di una storia di coraggio ma, nonostante la mia grande paura, sono felicissima di averlo fatto!
Hai una tecnica che preferisci?
Amo moltissimo lavorare in digitale, e quasi sempre i miei personaggi sono vettoriali, realizzati con Illustrator.
La carta, però, è per me un passaggio fondamentale, tutto ciò che prende vita in digitale passa prima dal mio sketchbook. Tra le tecniche digitali che preferisco ci sono i pennelli di Illustrator. Disegno quasi sempre con la tavoletta grafica (Bamboo di Wacom) e mi piace sperimentare nuovi tratti disegnando come se lo stessi facendo sul mio quaderno.
Quando invece lavoro solo sullo sketchbook mi piace utilizzare pennino e china, o in alternativa pennarelli giganti!
Hai dovuto faticare tanto per trovare il tuo stile o è stato un processo naturale?
Credo sia stato un processo naturale, con tutte le fatiche del caso. Ho cominciato a disegnare solo al primo anno di Accademia, e all’inizio non avevo proprio idea di cosa potesse piacermi, e soprattutto di cosa potesse rappresentarmi. Ho sperimentato moltissimo prima di riuscire a trovare la forma giusta per i miei personaggi e dire ‘eccola, d’ora in poi saranno così’. Anche dopo aver trovato lo stile giusto per me ho comunque continuato a ad esplorare tutte le forme e le tecniche possibili, e continuo a creare nuovi personaggi.
Raccontaci una tua giornata tipo.
Le mie giornate non sono particolarmente entusiasmanti, ma nonostante la routine accade sempre qualcosa di speciale per me. Mi sveglio con estrema calma (verso le 9/9.30) e porto fuori Toby. Dalle 10 alle 11 rispondo alle email, pianifico la giornata e naturalmente faccio colazione! Il mio orario di lavoro è scandito dalle lunghe passeggiate con Toby, e in generale stacco quasi sempre verso le 20, per poi dedicarmi alla preparazione della cena. Quando i progetti lo richiedono resto in studio anche fino a tardi.
Cerco di concentrare tutte le chiamate/call e appuntamenti con i miei clienti in un solo giorno (generalmente il giovedì) e la contabilità + seccature burocratiche varie il venerdì (così poi posso riprendermi durante il weekend!).
Le mie giornate potrebbero sembrare sempre uguali, ma il mio lavoro è talmente stimolante che mi sembra sempre di fare qualcosa di nuovo. Ogni progetto mi rapisce e mi porta a conoscere nuove storie, luoghi e persone.
Dal mio studietto osservo le idee prendere forma e le porto con me in ogni mio viaggio, passeggiata o chiacchierata.
Com’è il tuo spazio di lavoro?
Da quando mi sono trasferita nella nuova casa ho finalmente una stanza tutta per me, interamente dedicata al lavoro. Lavoro quasi sempre alla mia scrivania principale, tra computer, spremute e montagne di post-it.
Sei appassionata di kawaii cosa ti attrae di questo mondo?
Nonostante la mia età gli oggetti e le illustrazioni kawaii mi riportano indietro a quando ero piccola. Forme divertenti, colori pastello, teneri personaggi e storie semplici mi fanno sentire più leggera e spensierata. Nella mia vita ho sempre avuto un grande bisogno di sdrammatizzare, non ho mai amato i vestiti troppo semplici o le pareti troppo spoglie. Poter riempire il mio mondo di piccole distrazioni che mi fanno sorridere aiuta a rendere le mie giornate molto più colorate e piacevoli. Credo si tratti di questo, semplicemente.
Un tuo desiderio?
Poter trasformare presto la mia Characters Factory in uno studio vero e proprio, per poter sfornare molti più personaggi, e soprattutto per poter raccontare molte più storie.